BLOGTOUR: L’autista di Dio di Giada Trebeschi – L’arte durante i regimi

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Comincia il blogtour dedicato al romanzo di Giada Trebeschi,L’autista di Dio“, pubblicato da Oakmond Publishing. In questa tappa vi parlerò dell’arte sottomessa ai regimi totalitari.

Pagine: 333

Acquistalo subito: L’autista di Dio

Editore: Oakmond Publishing
Genere: Giallo

Data di uscita: 23 Maggio
Prezzo: € 12,50

Nel 2013 nella casa dei Gurlitt a Monaco, viene ritrovato parte del favoloso tesoro d’opere d’arte degenerata requisite dai nazisti. Fra queste, c’è una tela di De Chirico e l’unica in grado di autenticare il quadro è la bolognese Alba Naddi, consulente esterna dei carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale. Un giorno uno dei possibili eredi contatta Alba informandola d’aver recentemente trovato un diario in cui vi sono indizi utili per rintracciare i legittimi proprietari. Il diario è destabilizzante, Alba si ritroverà a rischiare la vita a causa di un segreto vecchio di 75 anni e scoprirà la storia del temerario pilota Angelo Tiraboschi, sospettato di traffici illeciti e dell’omicidio di un imprenditore dell’acciaio. Su Tiraboschi investigano congiuntamente l’Ovra e la Gestapo in un gioco di specchi dove nulla è come sembra, dove molte sono le spie e dove la bellezza dell’arte si mischia a quella delle spettacolari automobili che partecipano alla Milla Miglia del 1938. I nodi di quanto accadde in quel lontano 1938 verranno sciolti da Alba nel 2013 ma per farlo sarà necessario addentrarsi nelle viscere del periodo fascista, dove il confine fra giusto e sbagliato è quasi invisibile e tutti hanno qualcosa da nascondere. 

Oggi vi parlo dell’arte sotto i regimi totalitari negli anni ’30 e ’40 in occasione del blogtour dedicato al libro di Giada Trebeschi, “L’autista di Dio”.

Otto Dix – kreuztragung

Parlando di un tema così delicato c’è da fare una premessa importante: l’arte sotto un regime totalitario non è mai schierata da una sola parte, al contrario ci sono sempre più fronti impegnati nell’espressione della propria creatività, alcuni a favore dei regimi a cui sono legati e altri totalmente contrari ad essi.

Il tipo di corrente artistica di cui si parla nel libro è l’arte “degenerata”, ovvero il prodotto di quegli artisti che venivano considerati non adatti ad esprimere la volontà e le ideologie del regime nel campo artistico. Ad opporsi all’arte degenerata (oltre alle forze dell’ordine che come sempre sono ben disposte ad assecondare i voleri del padrone come dei bravi pastori tedeschi) ci sono gli esponenti dell’arte “di stato”, ovvero coloro che si sono impegnati nella propaganda e nella divulgazione abbastanza metodica delle ideologie politiche e razziste dei loro regimi di appartenenza.

Come esponenti illustri dell’arte degenerata sotto il regime Nazista troviamo nomi quali Otto Dix e George Grosz, entrambi perseguitati da Hitler e i suoi fedeli cani ammaestrati in divisa, che hanno imprigionato Dix a Dresda (accusato di aver ordito un attentato contro Hitler) e costretto Grosz ad emigrare in America per salvarsi da questa follia totalitaria.

George Grosz – Pilastri della società

Probabilmente vi starete chiedendo cosa ho mangiato per essere così irriverente nei confronti di Adolf e dei suoi cani da caccia, quindi vorrei precisare che in quanto artista odio ogni forma di censura, che sia applicata all’arte o alla parola scritta, in quanto sono convinto che la libertà d’espressione sia un diritto imprescindibile di un essere umano e chi priva gli altri di questo diritto può essere accomunato solo ad un cane rabbioso che quando vede qualcosa che non gli piace lo azzanna senza pensarci due volte.

Detto questo passiamo al nocciolo della questione: qual’è la differenza fra l’arte di stato del regime e la cosiddetta arte degenerata?
Semplicemente l’arte di stato segue ogni direttiva del Führer, facendo più che altro propaganda dei dettami del Reich, mostrando la perfezione e l’ordine del regime, la forza dei giovani tedeschi e la loro perfezione fisica e mentale, come se fossero il Futuro fatto di carne e ossa.
L’arte definita degenerata, che in realtà è semplicemente arte espressionista, al contrario mostra tutte le falle del sistema, denunciando apertamente tutti i crimini commessi dai cani dell’esercito, il vero stato in cui versa il popolo, la sofferenza, la povertà e la distruzione degli animi rassegnati a vivere una guerra eterna.

Quindi se da una parte vi è l’esaltazione del modello di vita Nazista tramite un’arte che si rifà ai modelli classici di perfezione e che si svende alla pura propaganda come mezzo di sottomissione, dall’altra c’è uno stile di pittura più libero dai canoni classici, caratterizzato da una pennellata vagamente astratta ed estremamente emotiva, carica di tutto il dolore e la disperazione che serpeggiano nelle strade.

Mario Sironi

La stessa cosa accade in Italia sotto il prominente mento di Mussolini, che inizialmente non ha proclamato una vera e propria arte “di stato”, ma che in un secondo momento ha iniziato a comprendere l’efficacia dell’arte come mezzo di propaganda.
Ovviamente in Italia l’arte non ha avuto lo stesso impatto di giornali, televisione e radio sul piano propagandistico, ma ha senz’altro contribuito a definire l’ideologia fascista.
Qui la corrente artistica affine al regime viene battezzata col nome “il Novecento” quasi a voler eleggere i suoi artisti come i veri depositari della volontà di un intero secolo.
In realtà non c’è stato un solo gruppo di artisti a contrapporsi all’arte di regime italiana e al Novecento, infatti se ne possono contare molti e fra i più famosi troviamo “I sei di Torino”, la “Scuola romana” e “Corrente”, probabilmente il più importante dei tre, di cui faceva parte Renato Guttuso, uno degli artisti più attivi nella lotta contro il regime.

Ma facciamo un po’ di ordine nei nostri pensieri e vediamo cosa caratterizza tutti questi gruppi di artisti.

Achille Funi

Il Novecento nasce come un gruppo di artisti che si impegnano a riscoprire la bellezza dell’antica arte italiana, quella ispirata al rinascimento, periodi nei quali si tendeva ad esaltare il bello nella sua forma estetica più raffinata e precisa, seguendo i canoni classici che vengono riscoperti dagli artisti che si impegnano nella produzione di opere religiose. Il gruppo voleva ritrarre nelle sue opere le origini del popolo italiano, quelle più antiche e nobili, portando alla massima espressione il concetto del sentimento legato alla famiglia e alla sua sacralità.Un famosissimo esponente di questa corrente è Achille Funi che nei suoi dipinti esprime appieno le ideologie del movimento.

La vera espressione dell’arte di regime italiana è stata invece incanalata nell’architettura e nell’arte monumentale e murale che traeva ispirazione proprio dall’ideologia fascista, raffigurando la potenza e l’efficienza del popolo italiano e del prodotto del regime, esaltando in ogni modo la mascolinità e la prestanza fisica dei suoi soggetti. Il più famoso esponente di questa corrente fu senz’altro Mario Sironi che con le sue opere di dimensioni monumentali incarnò nella sua arte il vero intento del fascismo nel rendere il mondo perfetto e puntuale.

Di tutti i gruppi che si opponevano al Novecento e al regime, possiamo dire che erano accomunati da un’indole espressionista nell’approccio con la tela, facendo del dolore e della sofferenza la carica emotiva necessaria a muovere il loro pennello, intenti a mostrare la devastazione che si celava dietro al fascismo. Alcuni utilizzavano toni più pacati di altri che invece denunciavano apertamente il regime, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un’arte volta a raccontare drammaticità della realtà in cui vivono i suoi esponenti, perennemente estromessi dalle mostre ufficiali, oscurati e censurati in ogni modo possibile. Per questo motivo queste correnti artistiche rendono parte attiva nella guerra contro il fascismo narrando storie tratte da esperienze partigiane nella guerra di liberazione dell’Italia.

Renato Guttuso – Crocefissione

Fra gli artisti “degenerati” in Italia troviamo molti esponenti dei movimenti sopra citati fra cui appunto Guttuso, Fontana e ovviamente De Chirico, che è protagonista del romanzo con la sua opera ritrovata.
Ovviamente al contrario del nostro governo che tratta gli artisti come le piattole (a parte i figli e i parenti del ministro di turno che sputano sulla tela e fanno “vera arte”), i Nazisti ritirandosi dal nostro paese hanno valutato a fondo il valore delle nostre opere pensando bene che  fare una grande razzia gli avrebbe fruttato un bel patrimonio artistico in futuro, così molte opere furono letteralmente saccheggiate dai musei, una squallida pratica che da il via all’indagine di Alba Naddi nella ricerca degli eredi effettivi delle opere trafugate dai cani in divisa di Hitler.

In questo delirio condotto a briglie a briglie sciolte dallo spirito dell’appropriazione indebita, il caro Adolf aveva ben pensato che le opere trafugate dai paesi che aveva invaso sarebbero divenute parte della sfarzosa collezione del fantomatico Fuhrermuseum, un museo edificato a Linz, città in cui il Fuhrer è cresciuto. Questo edificio avrebbe dovuto ospitare la più grande collezione di opere d’arte del mondo, il tutto in onore di colui che avrebbe donato il frutto dei suoi vili saccheggi al suddetto museo, per permettere al popolo tedesco di godere delle creazioni dei più grandi artisti della storia (ovviamente non appartenenti alla gloriosa razza ariana di cui tanto si vantava, ma la logica di un pazzo è quella che è).

Fuhrermuseum

Non mi resta che augurarvi una buona lettura e continuare a seguire il blogtour nelle sue prossime tappe, immergendovi nella lettura di un libro che tenta di rendere onore gli artisti vessati da un regime folle e deviato.

Fonti: Laurea in Grafica d’arte

Grazie a ideapix.it per il banner. Non perdetevi tutte le tappe del blogtour!

May the Force be with you!
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